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GALLERIA FALTERI
Opera grafica 1992 ~ 2007

11/X — 8/XII/2007
Via della Spada 38r
FIRENZE
tel +39 055 217740
falgraf.it



Contemporaneità della grafica

L’artista Safet Zec è uno di quei pittori e grafici che partecipano con esplicito piacere ad ogni fase di preparazione, elaborazione e stampa della matrice grafica e a tutti gli esiti imprevisti che il lavoro grafico sembra inevitabilmente contenere nel suo processo di realizzazione. Con Safet Zec siamo in presenza di un incontro straordinariamente interessante tra la concezione e la sensibilità figurativa pittorica e grafica. La sua cifra caratteriale profondamente pittorica si può intuire quasi in ogni opera grafica che diventa in tal modo, indirettamente luogo di indagine e ricerca per le successive grandi composizioni pittoriche. L’impulso sostanziale di partenza di ogni disegno, quadro o grafica, al fondo in lui è identico (come ci testimoniano meglio di ogni altra cosa i suoi numerosi studi preparatori e i diari). Da ogni tecnica figurativa Zec attinge senza pregiudizi, con grande abilità e conoscenza nel grande serbatoio che lo ha preceduto nella lunga storia degli stili artistici. E con la profonda convinzione che la contemporaneità espressiva sia molto più importante di qualsiasi superficiale tentativo di sistematizzazione in rapporto alle tecniche e ai “media” dominanti.

Ogni lastra grafica di Safet Zec è il luogo di una energica drammaticità interiore, non solo quello della comparsa di un foglio o del gioco provocatorio del plurioriginale grafico, bensì anche il microcosmo in cui si possono riconoscere facilmente i nuclei della sua sensibilità artistica e delle sue riflessioni inerenti l’essenza della vocazione artistica. Sui fogli della sua opera grafica si riconosce una sensibile affinità con i grandi nomi europei di questa forma espressiva, in primo luogo con quello di Rembrandt (come si evince del resto dai titoli dei suoi vari cicli); ciò che già Goethe chiamava “Affinità elettive” (die Wahlverwandschaften). Siamo in presenza di una maestria che raggiunge alti livelli tecnici e notevole abilità esecutiva, e d’altro canto riconosciamo una profonda convinzione nella missione umana della vocazione artistica. E nella possibilità di essere contemporaneo dei grandi nomi delle diverse epoche, ma sulla base di un comune credo figurativo, indipendentemente dalle differenze stilistiche.

Le specificità del linguaggio grafico, innanzitutto per quanto attiene la possibilità di agire sul piano della comunicazione e della larga distribuzione, hanno fatto sì che proprio nell’ambito della grafica si siano quasi paradigmaticamente tematizzate alcune delle questioni centrali dell’arte contemporanea nel corso della seconda metà del XX secolo. Esse riguardano, fra l’altro, i rapporti fra l’arte e le nuove tecnologie, la comprensione del carattere unico e individuale dell’opera artistica nel tempo dell’accelerato perfezionamento delle tecniche di riproduzione nonché gli specifici rapporti dell’arte contemporanea con la tradizione. Negli anni successivi al 1950, l’arte praticata allora in Bosnia ed Erzegovina si avvicinava proprio attraverso il mezzo grafico e si inseriva a pieno titolo nelle correnti e nei movimenti figurativi europei anche con il contributo (fra molte altre componenti e circostanze diverse) di tutta una serie di occasioni e conoscenze rappresentate da mostre e biennali di grafica a dimensione internazionale e locale. Lo specifico fenomeno della scena figurativa jugoslava di allora costituì un elemento determinante per la rapida ascesa della grafica bosniaca ed erzegoviana degli anni ’70 e ’80 del XX secolo, alla quale, per generazione, apparteneva anche Safet Zec. Alcune di quelle mostre grafiche misero in evidenza i legami profondi della produzione moderna con la ricchezza del patrimonio storico-culturale precedente e consentirono, proprio attraverso lo specifico linguaggio della grafica, un adeguato e tempestivo inserimento nella sensibilità già post-moderna degli anni ’80. In modo che, in una nuova luce, con minore rigorosità ed egemonia stilistica da parte dei “grandi centri”, l’autenticità (cioè la genuinità, l’individualità, l’originalità) potesse diventare riconosciuta misura della sua attualità figurativa, e che il “campo delle differenze” delle cosiddette piccole culture e dei centri periferici venisse inteso solo come ambito del senso e della libertà. Nell’opera grafica, come in quella pittorica, Safet Zec mostra di credere profondamente nel senso e nella responsabilità del fare artistico. A differenza della scienza contemporanea, dove la conoscenza non è più una virtù ma una forma di potere, l’arte conserva ancora la facoltà di offrire e preservare le voci “della diversità e della multiformità”. La scienza moderna nel suo percorso di conquista sembra sottrarre dignità all’uomo e alla natura e vuole togliere loro ogni residuo di scrupolo morale. Il mondo della tecnica è palesemente intollerante nei confronti dell’identità eterogenea ed eteronoma della storia culturale dell’uomo e della sua componente emozionale. Nel mondo della tecnica l’uomo perde la sua prospettiva storica e sociale di sicurezza, come se fosse privato di qualsiasi supporto di orientamento. Nell’era biotecnologica, alle cui soglie ormai ci troviamo, l’uomo si è già incamminato sulla via della alterazione e della trasformazione arbitraria della vita, della natura e di sè stesso. La vita diventa dunque solo un dato tecnicamente disponibile. Un’invenzione. Nel mondo biotecnologico scompaiono i confini fra quanto viene prodotto e ciò che è frutto di natura. In presenza dello smarrimento di questi limiti, anche nel campo dell’arte si è posta per la prima volta la seguente questione centrale: a quale mondo essa si rivolge, a quale mondo si riferisce? Tanto più che sembra diventare ogni giorno più problematica e discussa la convinzione che l’uomo, in quanto essere razionale, abbia costruito un mondo altrettanto razionale con l’aiuto della scienza e della tecnica e con quello delle istituzioni morali. La comprensione del fare artistico in un certo tempo e in un determinato spazio come una sorta di rischio e l’interesse per le questioni essenziali dell’esistenza e del destino umano, collega le opere grafiche di Safet Zec con i maggiori nomi della tradizione grafica europea, facendone dei contemporanei nel senso più profondo di questa parola. Dal momento che, come ricorda in uno dei suoi romanzi lo scrittore Orham Pamuk: “Chiunque avverte l’esigenza di dare un senso alla vita, prova almeno una volta nella sua esistenza ad indagare il valore del luogo e del tempo in cui è nato”.

Aida Abadžic Hodžic
Sarajevo, Settembre 2007

Traduzione dal bosniaco
Silvio Ferrari
Genova, Settembre 2007

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